eppur si muove n. 1

Car* compagn*, collegh*, amic*,

ecco il solito piccolo post di aggiornamento, per fare il punto sulla situazione del movimento a Napoli in vista delle prossime mobilitazioni. Dalla manifestazione del 4 aprile contro il 60° anniversario della NATO e delle sue politiche di guerra, passando per quella del 18 di Castel Volturno a difesa dei diritti dei migranti e contro il razzismo, fino al 25 aprile, con il suo portato antifascista, e ad un 1° maggio di lotta per il lavoro e contro la crisi, il movimento napoletano ha dimostrato di saper essere, molto più che qualsiasi opposizione istituzionale o confederale, la risorsa di questa città per mantenere vivi ed aperti ogni spazio di democrazia ed ogni prospettiva d’emancipazione. In questi mesi, infatti, le diverse reti, collettivi, centri sociali, associazioni che compongono il movimento hanno dimostrato che questi appuntamenti non sono semplici ricorrenze, che c’è una parte della città che inserisce in un unico percorso le lotte del passato con quelle che ci attendono nel prossimo futuro. Hanno dimostrato che si possono mettere in campo tutte le nostre risorse, materiali e ideali, per cercare di rispondere ad una crisi che non è soltanto economica, ma anche sociale, politica, culturale.

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sabato 4 presidio contro la NATO

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NO TO NATO

MAKE NATO HISTORY
Facciamo che la NATO appartenga al passato

Sabato 4 aprile si svolgerà a Strasburgo una grande manifestazione contro la Nato, in occasione delle celebrazioni per il suo 60° anniversario.

Anche nella nostra città è necessario scendere in piazza per ribadire con fermezza la nostra opposizione alle politiche guerrafondaie e imperialiste della NATO e dei paesi che ne fanno parte, sottolineando il ruolo attivo che l’Europa (con l’Italia in prima linea) svolge nelle politiche di aggressione e smascherando l’immagine di potenza civile e pacifista che da anni cerca di costruirsi.

La lotta contro la NATO ci riguarda molto da vicino: la Campania e in particolare l’area metropolitana di Napoli hanno una lunga storia di insediamenti e servitù militari; a pochi passi da noi, migliaia di persone lavorano su turni di 24 ore per pianificare, dirigere e sostenere gli interventi “umanitari” e le “missioni di pace” che seminano fame, morte e distruzione in mezzo mondo.

Nella restante parte del mondo, non coinvolta direttamente nei conflitti, si ricorre sempre più a vere e proprie tattiche “di guerra” per la gestione della Crisi e delle contraddizioni sociali: impiego dell’esercito nelle città, sorveglianza-video capillare, repressione violenta di ogni espressione di dissenso, raccolta e accumulazione di qualsiasi informazione. Tutte misure che, restringendo sempre più gli spazi di agibilità politica, sono destinate in modo preventivo alla soppressione di ogni forma di antagonismo, conflitto sociale, sciopero.

LOTTARE CONTRO IL RUOLO DELL’ITALIA NELLA N.A.T.O. E PER LA SMILITARIZZAZIONE DEI NOSTRI TERRITORI È UN ATTO PRATICO E POLITICO CHE HA CONSEGUENZE DIRETTE SULL’ANDAMENTO DELLE GUERRE IMPERIALISTE IN TUTTO IL MONDO.

CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DEI TERRITORI

CONTRO LE POLITICHE GUERRAFONDAIE E IMPERIALISTE DI STATI UNITI E UNIONE EUROPEA

SABATO 4 APRILE – h 9:30
PRESIDIO
CONCENTRAMENTO A VIALE CAMPI FLEGREI
(USCITA CUMANA DI BAGNOLI)

RILANCIAMO LA MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA: FACCIAMO DI OGNI SPAZIO SOCIALE (SCUOLE, LUOGHI DI LAVORO, UNIVERSITÀ, PIAZZE) UN LUOGO DI LOTTA E DI CONTROINFORMAZIONE!

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un’altra aggressione fascista!

un messaggio che ci è stato girato dagli studenti… teniamo alta l’attenzione sulla violenza fascista! 
>> Riportiamo un episodio che racconta molto a nostro avviso del clima e del contesto che circonda certi gruppi neofascisti. La tempistica dei fatti a nostro avviso è illuminante. Siccome non abbiamo altri elementi però ci limitiamo a raccontare i fatti.
I fatti:
Ieri, giovedì, intorno alle 14, una telefonata a casa di questo studente (di cui non mettiamo il nome per tutelarne la privacy). Risponde una parente che viene scambiata per la madre. Le minacce sono dirette e si riferiscono al fatto che il figlio è "comunista", che "veniamo a prenderlo a casa", che a parlare è "la vecchia guardia", più qualche oscenità di complemento. Preoccupato soprattutto dal fatto che siano arrivate minacce fino alla sua famiglia, ieri stesso lo studente ha inoltrato una denuncia contro ignoti. Stanotte sono evidentemente passati ai fatti!  Verso le 3 è suonato l’allarme della macchina. Qualcuno aveva sfondato il finestrino con un sasso e avevano dato fuoco all’auto con un fumogeno! L’auto è stata portata via dai carabinieri.
Per altro la persona colpita,  studente-lavoratore, non era all’Università in queste ultime giornate, pur essendo sicuramente conosciuto come uno studente attivo e interno al movimento. Negli ultimi giorni anche altri studenti universitari, nella maggioranza giovanissimi, hanno ricevuto minacce anonime sui telefonini, ma all’apparenza meno gravi di questa che è stata fatta al domicilio e soprattutto che è stata seguita da un attentato incendiario!
Studenti Napoletani
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comunicato antifascisti napoletani

Oggi 26 marzo 2009 si è svolta la giornata antifascista convocata ed organizzata dagli studenti napoletani e altre realtà di movimento.
Fin dal mattino abbiamo organizzato mostre, volantinaggi e interruzioni dei corsi per denunciare il tentativo da parte di organizzazioni neofasciste di infiltrarsi e prendere spazio e agibilità politica nelle nostre facoltà. La forte partecipazione alle mobilitazioni di questi giorni e al presidio di stamattina ha permesso di tenere lontano la feccia neofascista che anche in questa occasione si è presentata armata con l’intento di impedire lo svolgimento delle iniziative in programma nella giornata. Infatti l’episodio di oggi è solo l’ultima di una serie di azioni di lotta.
La prima di queste ha avuto luogo mercoledì 18 marzo, quando i neofascisti di Blocco Studentesco ( organizzazione neofascista legata a Casapound) armati di coltelli e spranghe ,mentre volantinavano per l’iniziativa (autorizzata dal preside di Giurisprudenza) che si sarebbe dovuta tenere il 26 marzo, hanno tentato di impedire l’ingresso degli studenti nella facoltà di giurisprudenza.
Il giorno seguente ,nello stesso luogo, si è tenuto un presidio durante il quale attraverso un volantinaggio sono stati denunciati i fatti del giorno precedente.
Il 24 marzo si è tenuta un’assemblea antifascista alla quale hanno partecipato centinaia di studenti e varie  realtà di movimento
Grazie a tutte queste pressioni, l’autorizzazione è stata revocata,ma abbiamo sentito comunque l’esigenza di rimarcare ,attraverso la giornata di oggi, come l’antifascismo fa e farà sempre parte della nostra lotta contro le politiche repressive di questo e qualsiasi governo.
La giornata si è conclusa con un corteo, partito da via marina, fino a palazzo Giusso dove si è tenuta un’assemblea.In concomitanza con il nostro presidio, ad Acerra si svolgeva la protesta contro l’apertura dell’inceneritore e molti degli studenti che erano lì presenti  stavano tornando verso l’Università, mentre altri studenti universitari preoccupati gli andavano incontro. Nella stazione di piazza Garibaldi hanno avuto la brutta sorpresa di incontrare di nuovo gruppi di squadristi armati di cinte. Probabilmente non erano napoletani o avevano saputo in piazza che stavano tornando studenti col treno. Ci sono stati perciò momenti di tensione. Ma la cosa più grave è successa fuori la stazione. Lì infatti è arrivata una macchina della polizia. Era una situazione in cui non stava accadendo nente, c’erano solo studenti del movimento fuori la stazione. I poliziotti sono scesi dalla macchina è hanno immediatamente esploso un colpo di pistola (e non con il braccio teso in alto)!! E’ stato un gesto inquietante, immotivato, irresponsabile e pericoloso. Sul fatto che non ci fosse nessun presupposto per quel gesto in quel momento ci sono decine di testimonianze di studenti e studentesse che erano lì e di cittadini che erano nella piazza. A questo gesto sono seguiti naturalmente nuovi momenti di tensione. Ma non è affatto vero, come già leggiamo su una serie di siti, che lo sparo sia stato conseguenza ad un’aggressione alla  volante o a una rissa in corso in quel momento! Ripetiamo, ci sono decine di testimoni oculari. Questo episodio è ulteriore riprova del clima di repressione che viviamo quotidianamente.

Antifascisti e antifasciste di Napoli
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appello antifascista da napoli!

ecco l’appello della Rete, rivolto a studenti, dottorandi, ricercatori, lavoratori, personale tecnico e amministrativo, professori, in seguito all’aggressione di Blocco Studentesco (armato di mazze, coltelli, cinghie e bastoni) del 18 marzo alla Facoltà di Giurisprudenza di Napoli… il fascismo è un cancro, va isolato subito!

Giovedì 26 marzo è stata autorizzata dalle Istituzioni Accademiche della Federico II un’iniziativa promossa dai neofascisti di Blocco Studentesco e Casa Pound; l’incontro sarebbe finalizzato a propagandare la loro “verità” sui fatti accaduti a Piazza Navona il 30 ottobre scorso, quando un gruppo di mazzieri dell’estrema destra, ultratrentenni e armati di cinghie e spranghe, hanno aggredito gli studenti che manifestavano contro la legge 133.

Di fronte agli ultimi episodi di razzismo, di repressione violenta dei movimenti sociali, al sempre maggiore sdoganamento dell’ideologia fascista e all’impunità di cui godono i suoi epigoni, non possiamo che essere sempre più preoccupati, indignati e vigili e cercare di porre un argine a questa pericolosa deriva autoritaria.

Crediamo sia dunque doveroso schierarsi, qui ed ora, fare pressione in ogni modo sugli organi accademici perché l’Università non dia spazio a questi loschi figuri e perché, in tempi di revisionismo storico, l’antifascismo sia e resti un valore condiviso.
Chiediamo non solo agli studenti, ma anche ai docenti, ai ricercatori e agli altri lavoratori dell’Università di far sentire forte la loro voce, di non essere complici silenziosi di quanto sta accadendo.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. (A. Gramsci)

Rete Dottorandi e Ricercatori delle Università di Napoli
rete-dottorandi-ricercatori.noblogs.org                        
per info e contatti: rete.univ.napoli@gmail.com

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fermiamo subito la deriva autoritaria!

una piccola analisi sulla situazione italiana, fra repressione istituzionale e squadrismo fascista…

 

Negli ultimi mesi stiamo assistendo in Italia a una vera e propria svolta autoritaria. L’arroganza del governo Berlusconi, il suo disegno iper-reazionario, la totale mancanza di opposizione, la criminalizzazione dei movimenti sociali, ci consegna un Paese allo sbando, paralizzato dalla crisi, terrorizzato dai media, fatto a pezzi dalle varie misure governative. Un Paese in cui, mentre le mafie e il padronato continuano spudoratamente i loro affari, le classi subalterne sono condannate a una lenta agonia, con i lavoratori che rischiano ogni giorno la vita nelle fabbriche e nei cantieri, e un’intera generazione presa nella trappola del precariato.

 

Siamo di fronte a una vera e propria emergenza democratica: incurante e impossibilitato a risolvere i veri problemi, chi ci comanda tenta ogni diversione, cercando nella creazione di un nemico, possibilmente immigrato, omossessuale, diverso o dissidente, una via di fuga dalla crisi. E quando anche la campagna di demonizzazione mediatica non dà più i suoi frutti – perché non si può sempre nascondere la verità! – si passa alla repressione diretta. Solo nelle ultime settimane: istituzione delle ronde, norme del pacchetto-sicurezza, mano libera a chi aggredisce i Rom, cariche delle forze dell’ordine contro studenti e lavoratori (con più di cinquanta fermi solo a Bergamo!)… E infine ancora alla Sapienza, dove l’altroieri sono stati caricati centinaia di studenti inermi, “colpevoli” di volersi unire alla protesta indetta dagli insegnanti. A completare il quadro arrivano le indecenti parole di Brunetta, che chiama gli studenti “guerriglieri”, sostenendo la loro estraneità al codice civile e la loro delinquenza a prescindere.

 

Insomma, senza che possano mai essere constatati comportamenti illegali, si estremizzano gli interventi polizieschi e giudiziari, tentando di impedire preventivamente l’allargamento della protesta, conseguenza della crisi, e di far dimenticare a una nuova generazione i giorni del movimento di ottobre… E tutto ciò accade con il colpevole silenzio di chi pure si professa “democratico”: dall’invisibile opposizione del PD al neocorporativista Napolitano, passando per l’opportunismo dei sindacati confederali, che firmano con Alemanno proprio il documento sull’ordine pubblico che ha legittimato le cariche romane.

 

Di pari passo, un violento attacco ideologico dall’alto, che mira a riscrivere la storia italiana. Fra foibe, sistematici servizi anticomunisti dei TG di regime, e medaglie al valore concesse a noti criminali di guerra, niente più fa scandalo: dalla copertina di Top Girl (giornalino per le adolescenti da decine di migliaia di copie) dedicata ai “bei ragazzi” fascisti, alle prossimità vertiginose di esponenti del governo con gruppi di estrema destra che predicano la superiorità della razza bianca, l’apartheid, l’antiabortismo, e il vecchio motto di Dio-Patria-Famiglia.

 

Questo clima si fa ancora più pesante in una città come Napoli, già assediata da mille problemi. Lo sdoganamento di comportamenti razzisti e squadristi fa sì che uno studente dell’Orientale venga preso a cinghiate e chiamato “negro di merda” sotto gli sguardi impassibili di un’intera piazza, che altri giovani vengano accoltellati da branchi paramilitari, e che Il 18 marzo, un gruppuscolo che si propone di instaurare il “fascismo del terzo millennio”, possa volantinare all’interno della Facoltà di Giurisprudenza, e aggredire con mazze, caschi, cinghie e coltelli degli studenti di ritorno dalla manifestazione.

 

È ciò che è accaduto proprio l’altroieri, quando Blocco Studentesco, banda di balordi che a dispetto del numero esiguo gode della favorevole copertura dei media, ha tentato di imporre con la violenza la sua iniziativa sui “fatti di Piazza Navona” del 30 ottobre. Fatti che li avevano visti protagonisti eroici, intenti a picchiare ragazzini poco più quindicenni per prendere la testa del corteo e snaturare la protesta contro la “riforma” Tremonti-Gelmini. Fa rabbrividire il fatto che la loro vergognosa iniziativa ottenga l’autorizzazione del Rettore Trombetti che, consentendo la presenza (per di più armata!) di questi soggetti nell’Università, li legittima e li incoraggia.

È proprio vero che “quando vivevamo ai tempi del fascismo, non sapevamo di vivere ai tempi del fascismo”…

 

 

FERMIAMO SUBITO LA DERIVA AUTORITARIA!

CONTRO I VECCHI E NUOVI FASCISMI, ORA E SEMPRE RESISTENZA!

 

 

RETE DOTTORANDI E RICERCATORI DELLE UNIVERSITÀ DI NAPOLI

rete.univ.napoli@gmail.com

http://rete-dottorandi-ricercatori.noblogs.org

 

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Questionario: il lavoro nell’Università

Durante
gli ultimi incontri della Rete dottorandi e ricercatori delle
università di Napoli è emersa l’esigenza di
articolare modalità di analisi e percorsi di lotta riguardo
allo stato attuale dell’Università nella sua connessione con
il mondo del lavoro. Considerare i cambiamenti che interessano le
prestazioni lavorative fuori e dentro l’Università è
uno degli scopi che la rete si è data. La molteplicità
ed eterogeneità delle forme di lavoro, più o meno
contrattualmente definite, che caratterizzano il panorama di chi fa
ricerca in quel limbo, situato tra la laurea e la stabilizzazione
contrattuale del ricercatore strutturato, ci sembra richiedere una
descrizione più chiara.

 

Il
presente questionario vuole essere uno strumento per far emergere le
diverse tipologie di precariato universitario, a partire dalle
condizioni nelle quali didattica e ricerca si sono determinate
nell’Università da quindici anni a questa parte.

È per
questo che il questionario è assolutamente anonimo: non è
nostro interesse sapere in quale Dipartimento o Istituto viene svolta
l’attività scientifica di chi risponde e siamo consapevoli
che il suo valore non è statistico, ma tutto politico.

A partire da
queste premesse, il questionario ci permette di entrare in contatto
con i diversi ambiti lavorativi e le diverse situazioni concrete. Si
tenta una ricognizione di base, presso gli atenei napoletani, che sia
insieme strumento per una maggiore consapevolezza critica della
situazione in cui si trova chi lavora all’interno dell’Università.
Consapevolezza quanto mai necessaria in questa fase della protesta
che, dopo un primo momento di manifestazioni in piazza, deve darsi
ora gli strumenti di elaborazione critica, capaci di opporsi a
concessioni istituzionali e linee concertative.

Nel
disporre il questionario abbiamo assunto come referenti quanti
svolgono o hanno svolto attività di ricerca e didattica.
Tuttavia riteniamo sia nostro dovere far procedere l’uso e la
diffusione del questionario di pari passo con le prospettive di
analisi che man mano emergono ed emergeranno da discussioni e momenti
di confronto interni.

Se la
raccolta dei dati può avviare la comparazione con le
statistiche ufficiali, può essere soprattutto uno strumento di
lavoro nella direzione di una inchiesta complessiva sull’Università.

Preghiamo di compilarlo e di spedirlo all’indirizzo della rete: rete-univ-napoli@gmail.com

Il questionario in versione .doc

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ALMANACCO DEL GIORNO DOPO: ALCUNE NOTE SUL MOVIMENTO CONTRO LA “RIFORMA” GELMINI

Dopo
i mesi di mobilitazione appena trascorsi, ci sembra importante – se
non necessario – socializzare qualche riflessione e cercare di
proporre un bilancio complessivo sul movimento che alla fine dello
scorso anno ha visto scendere in piazza decine di migliaia di persone
per protestare contro l’ennesima “riforma” dell’istruzione e
della ricerca. Un bilancio in effetti ancora aperto, che muove “solo”
dalla nostra piccola esperienza di dottorandi, assegnisti, docenti a
contratto e ricercatori precari che hanno messo su, nel cuore della
contestazione, una Rete che coinvolge diversi soggetti provenienti
dalle università napoletane.

Iniziamo
con una riflessione di ordine davvero generale. Se si vuole
restituire il senso di questa mobilitazione, il primo dato da tenere
in conto è l’impressionante numero di persone che hanno
partecipato alle proteste. Un numero che vedeva al suo interno
tantissimi studenti medi e universitari, ma anche insegnanti di
scuole elementari, docenti di istituti superiori, dottorandi,
personale tecnico-amministrativo, tutte le figure del precariato
universitario… Un numero davvero significativo e certamente
inaspettato, a dimostrazione di come – nonostante il bombardamento
mediatico e la propaganda di regime – non si possa cancellare tanto
facilmente il dissenso e nascondere le contraddizioni materiali. Un
numero fatto di volti, di gesti concreti – che non c’è bisogno
di esaltare perché parla da sé, lasciandoci ben sperare
anche per l’immediato futuro.

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LOTTIAMO INSIEME AL POPOLO PALESTINESE CONTRO L’INFAME AGGRESSIONE DI ISRAELE A GAZA !

La popolazione palestinese
della Striscia di Gaza è vittima ormai da oltre 15 giorni
di un violentissimo attacco militare da parte dell’esercito israeliano.
Il bilancio di questa “crisi umanitaria totale” (come l’ha definita
la Croce Rossa) è superiore a 900 morti e 4000 feriti. Come
se non bastasse, gli abitanti della striscia di Gaza subiscono da mesi
un pesante embargo che gli nega medicinali, cibo, carburante,
con conseguenze igieniche e sanitarie disastrose. Inoltre, la manovra
militare di Israele non accenna a fermarsi: l’esercito continua a martoriare
i territori palestinesi, mentre il ministero della Difesa di Tel Aviv
ha approvato l’immissione di altre decine di migliaia di soldati che
dovranno assaltare le principali città della striscia.
 

La comunità internazionale?
Si costerna e si indigna…

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