la francia è vicina! solidarietà internazionalista e militante !

Questo potrebbe essere un post rapidissimo: si tratta
infatti solo di pubblicare i messaggi di sostegno che ci arrivano dai compagni
e dai colleghi francesi, e di linkare un po’ di siti interessanti, che hanno
pubblicato i nostri comunicati. Ma non dovremmo mai farci sfuggire l’occasione
di fare qualche riflessione più elaborata sui motivi generali della nostra protesta. Allora, se avete pazienza, leggete
fino alla fine. Perché solo così potrete capire quanto la Francia ci sia vicina, e
come la solidarietà militante (non quella fatta di parole, ma quella che si
costruisce nelle azioni, nell’accendere quei piccoli fuochi per far prima o poi
divampare ovunque un incendio) sia importante e necessaria.
 

All’alba della mobilitazione, quando le strade italiane
non pullulavano ancora di migliaia di studenti, quando le università e le
piazze non erano occupate, quando la didattica non era ancora bloccata e stornata
verso temi critici e di attualità, quando sui giornali e sulle televisioni non
usciva nemmeno quel poco che fanno uscire adesso, noi preparammo un bel
documentino che denunciava i vergognosi provvedimenti presi da Tremonti,
Brunetta e Gelmini contro l’Università pubblica. Era il primo di ottobre: lo
scrivemmo in 5, lo preparammo in 15, lo rivedemmo in 30: un esperimento di
democrazia diretta applicata alla scrittura, che solo l’attuale piattaforma ha
superato (è stata scritta in 10, emendata in 50!)…

 

Ora, un punto centrale del nostro documentino era
l’individuazione di una continuità fra le politiche di centrodestra e di
centrosinistra. La generale destrutturazione del sistema pubblico, un certa
venerazione verso i principi del “mercato” e – per quanto riguarda la Scuola e l’Università – i
tagli, l’utilizzo di contratti precari, il blocco delle assunzioni, facevano
ben capire che entrambi gli schieramenti politici si trovano concordi nel
seguire i dettami del neoliberismo. In Parlamento non hanno dubbi: per loro bisogna
farla finita con lo stato sociale, smetterla con questa storia dei diritti, dei
salari, delle pensioni etc… Il nostro documento cercava così di accusare, a
partire da un’esperienza concreta e da un momento particolare, tutto un modo di
fare politica e di gestire le cose pubbliche a vantaggio di pochi: i grandi
capitali, con il loro stuolo di servi, parassiti e utili idioti… In questo
tentativo non eravamo e non siamo i soli. Né in Italia, né in Europa.

 

Infatti, per raggiungere una maggiore integrazione
europea, necessaria alla costruzione di una potenza che possa competere sotto
tutti gli aspetti (finanche militari!) sullo scenario mondiale, si scrivono
dichiarazioni, piani programmatici, si avviano processi che poi tocca ai
singoli Stati applicare, ognuno a suo modo. Ma la sostanza resta la stessa:
dismissione delle garanzie e delle tutele, per andare verso una società dove
sia il movimento del capitale ad avere assoluta priorità – con il conseguente
correlato di competizione, egoismo, individualismo, odio di classe, razzismo,
sessismo… È così che, per quanto riguarda l’Università, nel 1999 fu avviato a
Bologna un generale processo di ristrutturazione del mondo della formazione
europeo. In Italia le conseguenze sono state le “riforme” di Berlinguer,
Zecchino, Moratti, Fioroni, e oggi la 133, che assesta un colpo durissimo al
sistema pubblico, tentando di chiudere il ciclo. In Francia c’è stata, proprio
l’anno scorso, la legge voluta dal Ministro dell’Istruzione del governo di
destra, Valerie Pécresse.   

 

La
Legge

relativa alle “libertà e responsabilità delle università” (detta anche LRU, o
“legge sulle autonomie”) ha parecchi punti di contatto con quella parte della
133 che parla dell’Università. Innanzitutto, è stata elaborata in giugno e
approvata il 10 agosto (singolare coincidenza: i governi sanno bene che in quel
periodo i cittadini hanno ben altri pensieri, ed è difficile far partire una
mobilitazione)… In secondo luogo, prevedeva proprio una riduzione dei
finanziamenti e delle assunzioni, e – guarda un po’ – la possibilità di
trasformare lo statuto stesso delle Università.

 

Seppure il governo non si azzardasse a tagliare più di
tanto – lo stato sociale gode ancora di un po’ di credito fra i cugini, e poi
loro sono irascibili: se li si calpesta mica si lasciano calpestare! – la legge
prevedeva che, nell’arco di 5 anni, tutte le università avrebbero potuto
domandare l’autonomia, ovvero la gestione delle loro risorse umane e
finanziarie, e diventare le proprietarie dei beni immobiliari. Si trattava di
un processo di privatizzazione senza precedenti, a cui facevano seguito
un’altra serie di disposizioni: chiamata diretta di ricercatori e professori da
parte dei Presidenti delle Università, che acquisivano poteri enormi, riduzione
delle rappresentanze studentesche in seno agli organi accademici, ingresso dei
privati nei Consigli di Amministrazione, possibilità per ogni ateneo di
elaborare piani didattici in base ai finanziamenti ricevuti, abolizione del
valore nazionale del titolo di laurea etc. Anche lì le conseguenze erano evidenti:
asservimento degli studi ai piani delle imprese, tempi e spazi maggiormente
costretti, maggiore controllo della ricerca… un vero e proprio tentativo di
rendere l’Università funzionale alle esigenze del capitale.

 

Già durante l’estate la legge Pecrésse venne subito contestata
da studenti, dottorandi, precari della ricerca, personale
tecnico-amministrativo, e da molti docenti. Favorevole fu invece il parere della
Conferenza dei Presidenti delle Università, che ha in buona sostanza accettato
il progetto, che non discordava poi troppo dai loro interessi. In seguito, con
qualche piccola modifica, li si è convinti ancora di più, e sono stati i primi
artefici della repressione del movimento, facendo sempre intervenire la polizia per bloccare le manifestazioni,
sgomberare gli atenei, arrestare gli studenti più in vista nelle proteste. Non
vi ricorda un po’ la posizione della CRUI, che a luglio emise un duro comunicato
e poi adesso si dichiara soddisfatta dei passi in avanti del governo, per il
semplice fatto che abbiano deciso di mantenere i pochi concorsi per docente che
si sarebbero comunque banditi (e che, ad ogni modo, sono già assegnati)? È la
solita storia quella dei Rettori: se possono, ostacolano il movimento, se non
possono, ammiccano e lo cavalcano, pronti a distaccarsi quando si apre un minimo
spiraglio. Così si siedono al tavolo delle trattative: affinché siano
soddisfatti solo i loro interessi.     

 

Tornando alla Francia, ecco come
andarono le cose. Ad ottobre iniziò una grande mobilitazione, che raggiunse il
culmine verso l’inizio di dicembre. Furono occupati decine di atenei in tutta la Francia, fra cui la Sorbona, dove la polizia
intervenne in massa dopo solo tre ore, e Nanterre, dove le forze dell’ordine
manganellarono centinaia di studenti. Dovunque si fecero picchetti, scioperi,
assemblee partecipatissime. A domandare il ritiro del provvedimento c’era la
maggioranza degli studenti e tutta la sinistra: dal PCF a Lutte Ouvriere,
passando per la Ligue
Communiste Révolutionnaire e diversi collettivi autonomi
comunisti, socialisti, anarchici, per sindacati di massa come CGT, SUD étudiant
e la Fédération sindacale studiante. Per non essere
scavalcata dalla base, persino l’UNEF, l’organizzazione studentesca del partito
socialista, fu costretta ad appoggiare le proteste, ma sempre dichiarandosi
disposta a trattare (non vi ricorda il comportamento di qualcuno?). I cortei
videro la partecipazione di centinaia di migliaia di persone in tutta la Francia e, per la prima
volta, l’impegno radicale dei dottorandi e dei ricercatori, preoccupatissimi
per lo smantellamento di garanzie sociali e per il controllo che veniva
esercitato sul proprio lavoro.

 

Insomma, fu una vera e propria
mobilitazione di massa, che però non raggiunse i risultati sperati (come era
accaduto nel marzo 2006 con il ritiro del CPE). Sebbene si strapparono alcune
modifiche (il finanziamento alle università passò da 10 a 15 miliardi; furono
concesse più borse di studio; un po’ limitato il potere dei Presidenti;
stralciata la parte sull’abolizione del titolo nazionale; ), il provvedimento
nel suo complesso rimase, e oggi il sistema universitario francese ne sconta già
le prime conseguenze. L’anno accademico dei cugini si apre all’insegna di
contestazioni e Assemblee Generali.

 

È così che altri studenti, precari
della ricerca, militanti di base etc ci hanno scritto dalla Francia per
sostenere la nostra lotta. Leggendo la traduzione del nostro documento,
circolata su più liste internazionali, hanno riconosciuto la necessità di
prendere attivamente posizione contro un pacchetto di provvedimenti di cui in
sostanza hanno già visto e subito l’applicazione. Ci hanno incoraggiato a
continuare, ci hanno suggerito analisi e testi, ci hanno invitato a costruire
percorsi di lotta comuni, perché a direttive internazionali bisogna rispondere
con una battaglia internazionalista.

 

E ci hanno invitato ad allargare il
fronte della protesta, generalizzando scioperi e occupazioni. La loro rivolta è
fallita perché, a differenza di quella del 2006, non è riuscita a unirsi alla
memorabile grève degli
autoferrotranviari, che nel mese di novembre 2007 paralizzarono la Francia. Il governo e i media
riuscirono, un anno fa, nella loro opera di divisione: contrapposero gli
interessi dei “lavoratori della conoscenza” e quella dei “lavoratori manuali”,
ed ebbero gioco facile nello sconfiggerli separatamente. È questo l’errore che
noi oggi abbiamo il compito di evitare: dobbiamo unirci agli altri conflitti
disseminati sul territorio, dalle scuole alle strade, dalle fabbriche alle comunità
insorgenti per la difesa dell’ambiente e delle proprie vite. Solo così potremo
far diventare cedimenti quelle crepe, che pure ci sono, nel blocco del governo.
   

 

Seguono messaggi e
link:

 

http://bellaciao.org/fr/spip.php?article73460      

http://www.collectif-papera.org/spip.php?article113

http://www.fabula.org/actualites/article26764.php

http://www.auboutduweb.com/poolp/index.php?post/2008/10/21/Universites-italiennes-%3A-mobilisation-contre-la-poursuite-de-la-reforme

 

Da singoli, collettivi, organizzazioni:

 

>> Salve
Siamo un colectivo di precari della riserca francese. Vogliamo publicare il
vostro texto
ma il biglietteo di Ben Lagren e moto intersanto (piu corto).
i personali della riserca francese non sapio veramente l’objectivo degli
reformi
gracie mille per il questo texto.
(scusa me per l’italiano un po stanco !)
Avrel

 

>> j’ai vu ton message sur un site francais à propos
du mouvement italiens.
je suis dans le milieu militant à caen et à rennes.
nous n’avons en France aucune info sur ce mouvement et comme je parle italien
comme une vache parisienne je me demandai si tu pouvais m’éclairer un peu.il faut qu’on diffuse cela en
france ca nous aidera surement à lancer un mouvement tout aussi nécessaire ici.
peux-tu me dire ou en est le mouvement? ce qu’il y a de prévus ( j’aimerai y
passer)
a quel point les fachos sont présent?
merci beaucoup par avance
amitié à tous et bon courage compagnons
adrien

 

>> Bravo,
je suis d’accord,
il fo absolument co-ordonner nos réflexions et nos luttes,
jacques broda

 

>> Cher(e) collègue,
Nous sommes heureux de vous annoncer la publication sur Fabula de l’annonce :

Titre : Italie: "La réforme Tremonti-Gelmini doit être bloquée", par un
collecteur de doctorants & chercheurs de l’Univ. de Naples.

Catégorie : Points de vue et débats
Rédacteur : Marc Escola.

Bien à vous,
L’équipe Fabula

 

>> Bonjour,
Votre texte, avec les infos reprises du courriel, et en ligne sur le site des
POOLP, les Personnels Obstinément Opposés à la Loi Pécresse de
l’université Toulouse 2 Le Mirail.
N’hésitez pas à nous adresser d’autres infos sur la mobilisation.
Solidairement,
Des Poolps

 

>> Chers camarades,
Le syndicat FERC Sup CGT 06, des personnels enseignants, chercheurs,
administratifs et techniciens de l’enseignement supérieur de l’Université de
Nice
en France, vous apporte tout son soutien dans la lutte que vous menez
actuellement contre la privatisation de l’enseignement en Italie.
Les politiques universitaires en France sont les mêmes que celles que vous
subissez mais malheureusement le mouvement de protestation n’est pas aussi
fort.
Espérons que rapidement nous soyons de plus en plus nombreux à lutter
contre la
casse de l’enseignement public en Europe et que nous puissions construire de
nouvelles alternatives.
Dans l’espoir de vous rencontrer prochainement dans une grande manifestation
transfrontalière, européenne ou mondiale !!
Salutations fraternelles,
Estelle COLL
Secrétaire de la CGT FERC
Sup 06

>> Hi protesters at the University in Naples!

My french is very bad so i hope its ok i write this in
English.

I saw your message on the FSE-ESF list and since i
represent a radical students-organisation in Sweden i am very interested in
your struggle. Is there any information available in English about this or
could you describe briefly what the main obstacels you are facing and how you
are struggling to protest? We would like to support you but also learn from
your struggle against the Bologna process and the privatisation of higher
education. Of course we have the same situation here in Sweden and we have made
several campaigns against the Bologna process and other aspects of this
development.

Warm regards

 

/joel borgstrom, member of Left Student’s Union (VSF)

 

>> Mesdames, Messieurs
les journalistes, 

Vous trouverez
ci-dessous, un communiqué de presse de la FSU concernant le mouvement de protestation
contre la réforme scolaire en Italie.
C
ordialement

Agnès Verdurand et Guillaume Prioux

 

La FSU
tient à exprimer sa pleine solidarité avec  le  mouvement de
protestation  contre la réforme scolaire en Italie. Ce mouvement massif,
avec plus de 90% des écoles du pays fermées, en grève a réuni des dizaines de
milliers de personnes  enseignants, parents et élèves) dans les rues de
nombreuses villes italiennes . 

Les syndicats , appuyés par de nombreuses forces et un vrai mouvement populaire
exigent le retrait de la réforme du gouvernement Berlusconi. En effet le seul
objectif du objectif de la loi de Berlusconi/Gelmini est de réduire de façon
drastique les dépenses en matière d’éducation et de formation.

Ce sont des coupes budgétaires de plus de 9 milliards
d’euros qui entraîneront plus de 130.000 suppressions d’emplois.

Ainsi dans les écoles primaires cette loi consiste à diminuer l’horaire des
élèves  élève avec 24 h au re lieu de 29-30, à imposer le retour au
professeur unique dans le primaire, réduire l’aide aux élèves en situation
de  handicap , et enfin permettre la transformation d’établissements en fondations
sous contrôle privé. De même l’enseignement supérieur et la recherche subissent
des coupes sombres : pour la recherche une diminution d’au moins 10% du nombre
de chercheurs dans tous les Instituts de recherche. 
Une grève à laquelle la FSU
apporte également son soutien est prévue le 4 novembre dans l’enseignement
supérieur. Les syndicats, et plus largement les mouvements citoyens, en
Italie  comme en France, n’acceptent pas ces attaques contre l’Ecole
publique.

 

>> Cher camarade, bonjour,

Je suis un militant de la Fraction
"l’Etincelle", minorité de l’organisation française Lutte Ouvrière.

Nous sommes intervenus dans les mouvements
de la jeunesse scolarisée et des étudiants en France (contre le CPE, la loi
LRU, les réductions de postes dans l’Education Nationale (encore 13 500
suppressions de postes d’enseignants sont prévus à la prochaine rentrée et
aujourd’hui, une importante manifestation a eu lieu à Paris -80 000 personnes-
en défense de l’Education Nationale ).

En ce qui nous concerne, nous militons
pour une riposte d’ensemble de la classe ouvrière, de la jeunesse et de tous
les exploités face aux attaques d’ensemble du gouvernement et du patronat.

D’ailleurs j’ai remarqué que votre tract
appelait à la lutte unie des étudiants et des travailleurs? et je suppose que
pour toi également, cette lutte ne peut se limiter à "la défense de
l’université"… […] De toute façon, avec la crise ( qui, à mon avis,
n’est pas seulement une crise financière mais une crise du capitalisme) et tous
les dangers qu’elle implique si – comme c’est probable- elle se transforme en
récession, la nécessité de la transformation révolutionnaire peut
devenir un problème très concret et très urgent.

Amicales
salutations.

Michel

 

>> Tous mes encouragements de militant marxiste-léniniste.

Salutations fraternelles

Cyprian,
membre de l’urcf

www.urcf.net

 

>> Je suis membre de la commission
"International" de Sud éducation et de l’US Solidaires.
Nous
suivons avec un grand intérêt le mouvement de nos camarades italiens en ce
moment. Nous lui apportons tout notre soutien, tu peux transmettre à tes
camarades […] Il serait possible, dans un temps prochain peut-être,
d’organiser une rencontre.
Ce serait en tous cas pour nous un
plaisir. […] Encore une fois, nous soutenons sans réserve le mouvement et
nous vous saluons chaleureusement!

This entry was posted in Generale. Bookmark the permalink.