APPELLO DEI DOTTORANDI IN “FORME E STORIA DEI SAPERI FILOSOFICI NELL’EUROPA MODERNA E CONTEMPORANEA” – UNIVERSITÀ DEL SALENTO

 Noi, dottorandi e dottorande,
esprimiamo la nostra netta contrarietà al Decreto 112 (“Disposizioni
urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività,
la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”)
convertito in Legge 133 con il blitz del 6 agosto 2008, e invitiamo
tutti gli studenti, i dottori di ricerca,gli assegnisti, i precari della
ricerca, i docenti di ogni disciplina, ad aderire alla mobilitazione
per il ritiro immediato di tale provvedimento.
 

 

Nel quadro di un generale
attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti sociali nel nostro Paese,
le  disposizioni di Tremonti, Brunetta e Gelmini rappresentano
il punto massimo di una politica di svilimento dell’intero sistema formativo.
La legge 133 non costituisce una novità
assoluta
: si inserisce infatti in quel processo di smantellamento
dei servizi pubblici costituzionalmente garantiti intrapreso dai governi
di centrodestra e di centrosinistra, i quali, attraverso supposte “riforme”,
hanno progressivamente tagliato “spese” come sanità e pensioni.
Di questo processo l’Università ha particolarmente risentito
. Già
le riforme che introducevano l’autonomia e il “3+2” avevano assestato
un duro colpo: riducendo risorse e servizi, imponevano una logica di
mercato che si è tradotta in una sterile frammentazione e moltiplicazione
dei corsi di laurea. Nell’esamificio universitario, gli studenti sono
ormai costretti a seguire obbligatoriamente i corsi, a raccattare “crediti”
qui e là, a piegarsi a forme di lavoro non retribuito, studiando in
modo parcellizzato, ossessivo e meccanico. Tutto questo nell’indifferenza
degli organi accademici che hanno messo in atto acriticamente, quando
non condiviso, questi processi
.
 

Eppure la legge
133 riesce a fare peggio
. Attraverso una violenta campagna mediatica
che criminalizza il posto fisso, introduce un finto criterio “meritocratico”,
e strumentalmente identifica “pubblico” e “inefficiente”,
si mira a creare un nuovo modello di Università
: da un lato poli
di eccellenza nei quali formare i dirigenti di domani, dall’altro sedi
dequalificate dove disciplinare i futuri lavoratori a basso costo.
Si produce ad arte una situazione emergenza per poi distruggere il settore
pubblico
, attuando a colpi di decreto provvedimenti deleteri, quali:
 


Blocco delle assunzioni: nei prossimi tre anni è prevista una
sola assunzione ogni cinque pensionamenti, ovvero una drammatica riduzione
del turn over e un conseguente invecchiamento della classe docente,
già ora fra le più vecchie d’Europa. Ciò segnerà anche l’impossibilità
d’accesso alla ricerca e alla didattica dei più
giovani
, allungando in modo insostenibile i tempi del reclutamento.
Saranno assunti solo i pochissimi che possono aspettare i tempi delle
indegne “liste d’attesa”: per gli altri che non vengono da una famiglia
benestante c’è la rinuncia o la fuga all’estero.


Taglio ai fondi di finanziamento ordinario: fino al 2013 sono
previsti tagli per 1mld 441 milioni di euro, una sottrazione pari a
circa il 20% in meno ogni anno rispetto al bilancio 2008. Bilancio peraltro
irrisorio, visto che il 90% delle Università già supera i tetti di
spesa. Questi tagli porteranno a un aumento indiscriminato
delle tasse e del numero di studenti per docente
, e a un ulteriore
peggioramento della qualità della didattica, della ricerca e di tutti
i servizi
, con riduzione delle borse di studio, peggioramento o
chiusura di mense, biblioteche, laboratori, segreterie, residenze universitarie…

Possibilità
di trasformare le Università in fondazioni di diritto privato
:
per finanziarsi e sfruttare al massimo la loro “autonomia”, le
Università apriranno a soggetti privati l’accesso negli organi
direttivi degli Atenei
. Conseguenze: adeguamento dei programmi
agli interessi delle aziende, maggiore controllo della ricerca
(saranno
infatti finanziati solo i programmi che rientrano in criteri stabiliti
dal governo o dall’UE), sino alla svendita “materiale” del patrimonio
immobiliare.

Chiediamo dunque
il ritiro della Legge 133 nella sua integralità
, e ci impegniamo
affinché questo momento di mobilitazione avvii una riflessione più
complessiva, che metta in questione i meccanismi di precarizzazione
e privatizzazione in atto, e le logiche nepotistiche e baronali di reclutamento
universitario. Solidarizziamo con quanti in queste settimane e in
tutta Italia in ogni modo contestano tale
“riforma”, e chiediamo alle autorità
accademiche dell’Università del Salento di prendere esplicitamente
posizione in merito
.
 
 
 

LE DOTTORANDE E I DOTTORANDI

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